sabato 10 settembre 2016

Il mondo tra le mani

L'arrivo di un bambino quasi non si può raccontare, per non rischiare di banalizzarlo. Ogni giorno vengono al mondo tante di quelle vite che l'esperienza della nascita è un fatto davvero universale, qualcosa di cui stupisce stupirsi. Per me il mondo dei bambini è sempre stato lontano. Mai fatto la baby-sitter - troppa responsabilità, e poi chi li sa tenere, cosa gli faccio fare - e mai avuto l'istinto materno.
Poi è accaduto qualcosa nella mia vita, qualche settimana fa: sono diventata zia di un bimbo di quattordici mesi. Erano in lista per l'adozione da quattro anni e all'improvviso, quando nessuno se lo aspettava, è comparso lui. Ero al lago, con i miei. Quel giorno si sarebbe saputa la sua identità, e aspettavamo con ansia la telefonata di mio fratello. Nessuno osava fare il bagno in piscina. Nessuno parlava troppo, immerso nei propri pensieri. Nessuno osava fare niente che potesse essere interrotto. C'era qualcosa di impalpabile nell'aria, come se lui stesse veramente venendo al mondo in quel momento. Mai provato gioia più grande, e chiamarla gioia è così riduttivo. Christian. Nato sotto una stella particolare, una coincidenza di date che sembra un caso ma forse non lo è.
Nei giorni successivi sono arrivate le prime foto, e ognuna era una festa. Man mano che il tempo passava, lui si avvicinava naturalmente ai genitori, si lasciava andare senza fatica, si fidava completamente. Durante quella settimana di avvicinamento lo sguardo cambiava, i sorrisi, i gesti acquisivano una familiarità così immediata. L'amore veniva dal nulla, incondizionatamente. Come se. Anche più che se - per quanto mi riguarda. Prima che la questione "adozione" diventasse qualcosa che, indirettamente, mi riguardava, non sapevo se avrebbe mai fatto per me. Se sarebbe stata la stessa cosa. Io non ho provato l'esperienza di un figlio biologico, ma credo che, per come la sto vivendo io, di differenze non ce ne siano. Anzi, credo di preferire addirittura l'adozione. Pensare a quanto la sua vita sia cambiata, a come le sue prospettive si siano di colpo rivoluzionate per il meglio. Lui che non ha colpe, che non ha ancora fatto niente, che semplicemente è. Pensare a quanto la nostra vita sia cambiata, grazie a lui. Che quando gli porti un regalo si perde prima a guardare la scatola e a rigirare il coperchio, e solo dopo guarda anche il contenuto. Perché per lui è tutto nuovo. E non intendo la casa, le persone, le abitudini: intendo proprio tutto. C'è un'infinità di cose che non ha mai visto, toccato, sentito. E c'è un'infinità di cose che guarda, tocca e ascolta. Non smette mai, è come una spugna. Tutte queste sono cose ovvie, eppure ognuna di esse ha qualcosa di straordinario.
Lo osservo, mi fa ridere da matti, lo amo già tantissimo. Ma forse il primo, vero, momento tra di noi è stato un attimo casuale, arrivato all'improvviso, quando ero in casa con lui ieri e gli stavo dietro intanto che la mamma faceva una torta di mele. Si è fermato e mi ha fissato da vicino con quei piccoli occhi nocciola, per una manciata di secondi. Senza dire nulla, senza ridere, senza fare niente. In quel silenzio carico in cui ci siamo guardati, mi è caduto il mondo tra le mani.
I bambini succedono ogni giorno, ma un bambino accade pochissime volte nella vita.