giovedì 15 gennaio 2015

La città dei silenzi rotti

Le grandi finestre dei palazzi affacciano sui canali come occhi senza palpebre. 
La maggior parte delle case di Amsterdam manca di tende, persiane, tapparelle, grate. È tutto trasparente. I vetri più belli sono quelli più vecchi, un po' irregolari nella loro corsa verticale, e brillano d'imprecisione. 
Amsterdam è una città d'argento, una fiaba a cielo aperto. Uno scenario da pellicola in bianconero. I colori naturali, dai freddi marroni scuri ai beige più cremosi, è bene goderseli dal vivo.  
Non ho visitato una chiesa né un museo. Se hai poco più di due giorni, Amsterdam te la devi camminare. Procedi tenendoti il cappello sulla testa con una mano, il vento attraversa la lana fino alle orecchie. 
Le vetrine del quartiere a luci rosse sono tutte vuote, le tende tirate. Solo i neon all'esterno sono accesi, attraenti promesse del nulla. Sarà stata l'ora del tè anche per le prostitute. I sex shop pullulano di attrezzi dalla foggia sinuosa e il tocco setoso, ma non hanno nulla di veramente carnale, niente che stimoli davvero l'immaginazione. Nei coffee shop l'odore di ganja è lontano come una voce che chiama a tavola da un'altra stanza, tutto è ben aerato, i muri decorati nei modi più fantasiosi. Un signore distinto vende laudano e assenzio in un legnoso negozio in pieno centro, avvolgendo le belle bottiglie in fogli di carta a fiori acquerellati.  
Le persone girano anche senza berretto, spedite sulle loro biciclette con i freni a pedali. Non si fermano mai, è da loro che ti devi guardare quando attraversi il marciapiede. Senza luci, senza motore, non li vedi e non li senti. Di colpo si materializzano, da soli o in gruppo. Fuori dal centro, il reticolato delle strade offre solo edifici inclinati, ognuno diverso dall'altro, e strade perfettamente pavimentate. 
Ci si abitua in fretta a quel che di ovattato. Amsterdam é silenziosa ed elegante come una donna che porti a passeggio un cerbiatto. Non c'è segno di molestia, visiva o sonora. Tutto scorre sopra e sotto l'acqua che l'attraversa, ognuno va per la sua strada senza abbrutimento alcuno.

E mentre cammini tra queste vie in cui tutto sembra un delicato intreccio di morbida alienazione e rilassato libertinismo, insospettabile si fa strada un rombo nell'aria. Alzi la testa e nel giro di una decina di secondi ecco un aereo sorvolare basso la città. Cinque, dieci minuti e ne arriva un altro. Da sud-est verso nord-ovest, quasi sempre.  Gli aerei sono la bussola della città, quando ti perdi basta aspettare che ne passi uno per capire da che parte andare.  
Viene dall'alto l'unico suono forte di Amsterdam, il flusso che ne sovrasta i calmi equilibri. Ed è proprio qui, quando quelle grosse frecce si stagliano nel cielo nuvoloso, che la città mostra tutta la sua essenza di bianconero. 
Scenario ideale per un moderno Fellini. 





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